La solidarietà non si ferma
L’inizio dell’estate per noi è quasi sempre tempo di bilanci. Cosa abbiamo fatto quest’anno? Cosa avremmo potuto fare? Domande semplici, che richiedono risposte multiple, non univoche, non semplici.
Cosa abbiamo fatto?
Chi scrive ama pensare che una delle cose più belle che abbiamo fatto in quest’anno è stata quella di dare serenità a Marta e Maria

Le due gemelline per le quali scrivemmo un appello per ricevere del latte in polvere, perché la mamma, disperata dal non riuscire a nutrirle, aveva attentato alla propria vita. Grazie alla catena solidale nata per merito vostro, ora Marta e Maria vivono serenamente, hanno di che nutrirsi per almeno due anni.
I successi, però, non devono nascondere i fallimenti. In questi anni fare solidarietà, chiedere aiuti a favore di una Missione che opera nel terzo Mondo è diventato difficilissimo, anche per colpa di una campagna mediatica, per noi scandalosa, che, partendo da una situazione migratoria, fa di tutta l’erba un fascio e fa diventare nemici, nell’opinione comune, coloro che colpa non hanno, coloro che, poveri più poveri, meriterebbero la solidarietà di tutti coloro che possono rinunciare a comprare il proprio caffè quotidiano per donare la cifra equivalente ad un bambino.

Il costo del caffè non è citato a caso, 26 euro al mese è il costo del nostro sostegno a distanza.
La propaganda contro i migranti, unita alla forte crisi economica di questi anni, ha ridotto drasticamente il numero dei bambini inseriti anno dopo anno nel nostro programma di sostegno a distanza.
Riscontriamo molte difficoltà a trovare nuovi sostenitori per i bambini che la Congregazione del Buon Samaritano ha inserito nel proprio programma negli ultimi tre o quattro anni.
Molti di questi bambini attendono ancora una nostra risposta. In questo siamo deficitari, siamo l’anello mancante di una catena, l’anello più importante.
Non è facile entrare nel programma di sostegno a distanza, ci entra solo chi ne ha veramente bisogno: da Asmara e dintorni le mamme che, per vari motivi, non ce la fanno economicamente a crescere i propri figli, si presentano dalla Suore del Buon Samaritano; le Suore accertano, la veridicità delle loro affermazioni recandosi sul luogo dove abitano, vedendo come vivono, capendo la loro situazione familiare. Accertate le condizioni, inseriscono il bambino nel programma di sostegno: fanno fare la foto, compilano la scheda anagrafica e spediscono il tutto a noi in Italia, aspettando da noi risposte concrete.
Alcuni anni fa queste risposte arrivavano quasi immediatamente, ora no. Non è più così.
Disattendere le attese per noi è la più grande delusione.
Ci sono dei problemi oggettivi per cui succede questo: oltre alle difficoltà create da campagne mediatiche avverse, uno dei nostri problemi è che non abbiamo un budget da riservare a campagne pubblicitarie e spesso basiamo la nostra informazione sul passaparola, il limite di ciò è che spesso ci rivolgiamo a coloro che, conoscendoci, sostengono già a distanza uno o più bambini.
La nostra comunicazione, attraverso il sito, i social e la mailing list si rivolge quasi del tutto a chi già ci aiuta.
Come ovviare? Una delle soluzioni, più volte proposta da questo sito, è che ognuno dei lettori diventasse volano pubblicitario delle nostre iniziative.
E’ qualcosa che auspichiamo che avvenga, ma su cui non possiamo contare.
Da parte nostra noi ci rendiamo disponibili, per risolvere in parte questo problema, a partecipare ad incontri con gruppi di persone per spiegare il nostro lavoro, quello che facciamo, quello che esiste in Eritrea e quello che i poveri più poveri sperano che noi facciamo.
Dopo le vacanze estive, se ognuno di voi lettori ci invitasse a parlare con un gruppo di persone per permetterci di ampliare la platea di coloro che possano sostenere a distanza i bambini inseriti nel nostro programma, ne saremmo felici: tutti avremmo fatto il nostro dovere.

