Un nuovo invio di aiuti, la speranza di un ritorno alla normalità

Dopo mesi di lockdown in Italia cerchiamo di riprendere le nostre attività quotidiane. Da sempre, da oltre trenta anni, abbiamo spedito aiuti materiali indirizzati alla Missione della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano. Per anni abbiamo inviato interi container, poi, non per motivi dovuti alla nostra volontà, non è stato più possibile e da circa sei anni inviamo aiuti tramite fusti. I fusti contengono aiuti di prima necessità e vestiario.

Di solito le nostre raccolte vengono fatte tramite appelli alla nostra comunità che poco alla volta aiuta noi a riempire i fusti di tutto il necessario. Questa volta per colpa del lockdown ciò non è stato possibile, Questa volta tutti i dieci fusti sono stati riempiti grazie a Salvatore Rossi di Sant’ Anastasia (NA) da sempre vicino alla comunità Eritrea, a lui vanno tutti i nostri ringraziamenti, per essere riuscito in poco tempo ad inviarci il necessario per poter spedire i dieci fusti.


Per noi spedire questi fusti è stato simbolicamente molto importante, è il segno che la solidarietà internazionale possa sperare di ripartire. Sappiamo bene, infatti, che il lockdown ha acuito i problemi nel nostro Paese, che ha aumentato le sacche di povertà, ma se qui ci sono i poveri da aiutare, in altre parti del mondo ci sono i poveri più poveri che non possono essere dimenticati, non possono cadere nell’oblio. Non possiamo far finta che non esistano più.

Il fronte di solidarietà mondiale dovrebbe essere sempre più grande. Il Covid19 ha colpito anche l’Africa, anche l’Eritrea è in lockdown, ma, spesso, di ciò non si ha notizia, non sappiamo cosa davvero stia succedendo perché non ci sono agenzie di stampa che ne parlino. Le notizie che sappiamo le conosciamo attraverso le suore, gli amici con i quali da anni interloquiamo: tutti hanno spostamenti limitati. Le stesse suore non hanno la possibilità di aiutare coloro che aiutavano quotidianamente, non hanno la possibilità di fare assistenza agli anziani. Tutti hanno una libertà di movimento ulteriormente limitata rispetto al periodo pre–pandemia. Sappiamo bene, quindi, che il ritorno alla normalità è impossibile, che la pandemia ha tracciato un confine, un prima ed un dopo anche per il nostro modo di essere solidali; ancora di più per noi è importante questa spedizione, è la nostra occasione per gridare al mondo occidentale che ha il dovere di non dimenticare gli ultimi del mondo, i poveri più poveri; è il nostro modo di gridare al mondo che ci si salva insieme, senza lasciarsi indietro nessuno. Solo salvando gli ultimi saremo salvi anche noi.

Noi ripartiamo da qui.