Un cuore che non batte più, ma che vive nel ricordo di coloro che lo hanno amato

Don Franco con Papa Francesco

Sono passati più di sei mesi da quando Don Franco, il nostro presidente storico, non è più tra noi.

Tutto cominciò a dicembre: ebbe un problema al cuore che gli causò una piccola polmonite; i medici gli consigliarono di operarsi. Non doveva essere un’operazione difficile. Un’operazione con una percentuale minima di mortalità. Decise di operarsi: nonostante i suoi ottantacinque anni era ottimista, i medici erano ottimisti. A pensarci bene il suo non era ottimismo, era un affidarsi, un mettersi nelle mani di Maria Vergine, di Dio, era il fare la loro volontà. Chi lo conosceva sapeva benissimo che in tutte le sue decisioni l’affidarsi era la sua unica scelta, per lui non ce ne erano altre. Non operarsi avrebbe voluto dire doversi limitare nei movimenti, non servire più messa, non poter andare dagli ammalati, non venire più in associazione, essere costretto a non guidare più l’auto. Limitazioni, impedimenti, che non gli avrebbero più permesso di essere utile agli altri e che forse, anzi, lo avrebbero reso dipendente dagli altri. Confortato da ciò che gli avevano detto i medici e pronto a fare la volontà del Signore non ebbe dubbi nel dare il consenso all’operazione. A dicembre, come accennato, aveva avuto due malori notturni. In ospedale gli avevano diagnosticato un inizio di polmonite dovuta al malfunzionamento di una valvola cardiaca, allora, a fine 2019, di Covid non se ne parlava, nessuno conosceva neanche la parola; ad inizio gennaio, poco dopo le feste natalizie lo contattarono per l’operazione; ad essa non è sopravvissuto.

Don Franco con i bambini dell’asilo di Himberti (ERITREA)

È difficile dimenticare una persona come Don Franco: era mite, ma fermo; buono, ma severo; ilare, ma profondamente serio. Non basterebbe un libro per raccontare la sua storia, ma, a sei mesi dalla sua dipartita, per tutti i lettori vorremmo tracciarne una piccola biografia: nato nel 1934, primo di otto figli, ha avuto il dono di vivere una vita piena; con molte tappe. Ogni tappa è stata segnata dal “farsi uno per l’altro” anche quando questa frase era a lui del tutto sconosciuta o non aveva assunto nella sua anima un’importanza rilevante dal punto di vista spirituale. Questa frase, in fondo, lo descriveva bene. Nella sua vita è stato figlio, lavoratore, marito, politico, padre di famiglia, diacono, sacerdote. In ogni tappa della sua vita l’altro, il suo prossimo, aveva la precedenza su se stesso, sul proprio egoismo, sulla propria volontà di realizzar se stesso a discapito degli altri.

Perse presto il padre e giovanissimo iniziò a lavorare presso l’ispettorato del lavoro, con i suo lavoro mandò avanti la famiglia e permise ai fratelli ed alle sorelle di studiare, di sposarsi, di trovare lavoro. La sua era una famiglia, grazie alla mamma Santina, ricca di spirito religioso, tant’è che due delle sue cinque sorelle presero i voti: Suor Agnese, che attualmente è responsabile dell’Istituto delle Canossiane ad Avella (AV) e Suor Pina che, missionaria ad Asmara, in Eritrea, ha fondato la Congregazione delle Suore del Buon Samaritano.

Negli anni di formazione Don Franco non sentì la chiamata di Dio. Si sposò, mise su famiglia con Elena, con mille sacrifici comprò casa diventando socio in una cooperativa edile formata da parenti ed amici. Il 23 novembre 1980 fu la data che determinò la sua scelta di fede, raccontava così la sua esperienza: “Avevo quarantasei anni, ero stato per anni consigliere comunale e avevo deciso di chiudere con la politica per dedicarmi alla famiglia, mi sentivo realizzato, da cinque anni abitavo in una casa tutta mia insieme a mia moglie. Per me essere proprietario di un appartamento significava molto. Con Elena investivamo tutti i nostri risparmi per portare migliorie alla casa. Il terremoto per me non fu solo materiale, mi cambiò. Dopo quelle due scosse, quella del 23 novembre e quella del 14 febbraio 1981, non fui più lo stesso, capii che la vita materiale non poteva appagarmi, capii che tutti i sacrifici che stavo facendo erano caduchi, avrebbero potuto essere distrutti in un attimo. Non frequentavo sempre la messa domenicale, ma una domenica, in quel periodo, mi ritrovai ad accompagnare Elena, ebbi una sensazione strana: mi sembrò che tutta la funzione parlasse di me, che l’omelia fosse rivolta a me. Da quel momento iniziò il mio percorso di fede: conobbi il Movimento dei focolarini, Chiara Lubich, diventai diacono, poi, una volta vedovo, sacerdote.”

Don Franco


Dal 1981 al 2020 molte altre cose ci sono state, proviamo a sintetizzarle.

Nel 1984 Suor Pina Tulino lancia un appello disperato: hanno bisogno di cibo e di tutti i beni di prima necessità. Don Franco, non ancora sacerdote né diacono, organizza un campo di raccolta che coinvolge tutta la comunità parrocchiale, in poco più di un mese riuscirà ad inviare un intero container alimentare. Da allora in poi, ogni anno, finché le autorità eritree lo permetteranno, ha sempre organizzato container alimentari, inviandone più di ottanta. Nel 1984 inizia il suo lavoro a favore della comunità eritrea che lo porterà nel 2001 alla costituzione dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS. In questi anni si recherà più volte in Eritrea, in uno di questi viaggi decide, insieme a sua moglie Elena, di adottare Giulia, una ragazzina allora tredicenne, che, arrivata in Italia, diventa loro figlia.

 
Impegnato nella propria comunità, già focolarino, il 26 dicembre 1993 diventa diacono e continua il proprio cammino di fede coinvolgendo in esso tutta la propria famiglia.


“I lutti hanno segnato la mia vita.” – era questa una frase che ripeteva spesso, quando raccontava di sé. Da adolescente aveva perso prima il padre, poi l’adorato fratello Antonio, morto in età giovanissima, altri lutti lo avrebbero segnato: nel settembre 1999 muore suo fratello Domenico, lasciando tutto il proprio cospicuo patrimonio ai poveri più poveri dell’Africa, in particolare ai poveri dell’Eritrea in funzione dei progetti gestiti da Suor Pina Tulino e dalla Congregazione delle Suore del Buon Samaritano. Don Franco per realizzare la volontà del fratello dà vita in Italia alla Fondazione Dott. Domenico Tulino con sede in Roma. Un impegno, questo della Fondazione, che insieme a quello dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS manterrà fino alla fine dei suoi giorni.

Don Franco con le Suore della Congregazione del Buon Samaritano

  
Il 1 novembre 2002 perde l’amata Elena, accetta il lutto con la forza della fede e proprio nella fede trova ispirazione per quelli che saranno i suoi ultimi quindici anni di vita; il 25 marzo 2006, infatti, all’età di 71 anni, diventa sacerdote. Non avrà mai una sua parrocchia, sarà vice-parroco della chiesa del Carmine a Nola e sarà un sacerdote sempre disponibile a favore del vescovo e di tutta la comunità ecclesiale fino alla morte avvenuta il 14 gennaio 2020.

A pochi giorni dalla sua dipartita scrivemmo che era volata in cielo una persona buona. Dopo sei mesi è ancora questo ciò che lo definisce ai nostri occhi: l’essere stato una persona buona.


Chissà se esistono santi anonimi, santi sconosciuti che hanno dedicato la vita agli altri senza che nessuno lo abbia saputo. Crediamo e speriamo di sì e se esistono meritano di essere ricordati. Le persone spesso si ricordano perché hanno compiuto atti eroici, perché hanno fatto qualcosa di eclatante, dovrebbero essere ricordate ancor di più le persone buone, non si dovrebbe mai perdere memoria della loro esistenza; proprio loro dovrebbero essere il faro delle nostre azioni, delle nostre scelte.

Nei nostri cuori Don Franco non morirà mai, speriamo di tramandare il suo esempio anche nelle nostre azioni.

È un’assenza che pesa, un’assenza che vive in ogni istante nell’anima di chi lo ha conosciuto. Siamo convinti  che dall’aldilà continui a proteggere i nostri passi.

In futuri cercheremo di creare eventi che possano ricordarlo, che possano mantenere viva la sua memoria.

Chiunque di voi lo abbia conosciuto e voglia inviarci una mail scrivendo  il ricordo che ha di lui può farlo scrivendo a :

info@associazionemariam.it

Per noi sarà una gradita lettura ed una preziosa testimonianza.