Le storie che raccontano la Storia

La Storia con la “S” maiuscola passa attraverso la storia con la “s” piccola che, a sua volta, è fatta da persone in carne ed ossa con i propri ricordi, i propri punti di vista, la proprie idee ed i propri pensieri.

Intervistare Aida è per noi il tentativo di far incrociare le due storie, di scavare nella memoria del vissuto gli eventi che negli ultimi cinquanta anni hanno avuto un percorso condiviso.

Aida da molto tempo vive e lavora in Italia, ma conosce Suor Pina da quando arrivò in Eritrea, ringraziandola per la disponibilità le abbiamo rivolto alcune domande. 

D.: Da quando tempo conosci Suor Pina?

R.:  Ricordo la prima volta che la vidi: una giovane suora comboniana; avevo 8/9 anni ed ero in collegio dalle suore del suo stesso istituto. Era la metà degli anni settanta.  Giuseppina allora si trovava a lavorare all’Università di Asmara.

Intanto in Etiopia c’era stato un colpo di Stato e avevano deposto l’imperatore Hailè Sellassiè, iniziò ufficialmente la guerriglia del Fronte Popolare Eritreo contro il regime Etiopico; guerriglia che durò fino ai primi anni novanta. Pina era presente e si addentrava dentro la storia del popolo Eritreo, conoscendo fino in fondo la cultura, la lingua, le tradizioni fino ad affermare che alle volte si sentiva, e sente, di far parte della gente, si scorda di essere “bianca”.

Negli anni della mia prima adolescenza la persi di vista, ma la ritrovai  che avevo diciotto anni; lavorava tantissimo con il vescovo di Asmara per gestire l’emergenza delle conseguenze della guerra. Il suo sguardo profondo, la sua sensibilità la portarono a prendersi cura dei poveri, delle giovani donne che si prostituivano per fame con i militari, rimanevano incinte e non sapevano come sfamare i propri figli. Iniziò a interessarsi delle ragazze e ragazzi di strada. In quegli anni tutto era difficile e ci trovammo ad affrontare una delle più terribili carestie degli ultimi anni: Pina era sempre presente.

E poi la sua decisione di andare a vivere nel quartiere più povero, più brutto e sgangherato di Asmara (Città costruita dagli italiani nei primi anni del 1900 Patrimonio dell’UNESCO), quartiere abusivo costruito dai più poveri dei poveri dove non c’è nulla se non l’umanità dei poveri che solo Pina ha saputo vedere: mi sorprese profondamente questa scelta e capii che era “Vangelo”, non mi sorpresi affatto del suo desiderio di fondare le SUORE DEL BUON SAMARITANO.

L’anno scorso ritornai a trovare Pina… rividi la sua piccola casa, c’erano tanti bambini, circa una ventina e durante i suoi meravigliosi pranzi vedevo che il numero delle persone aumentava e che il pranzo per venti persone era sufficiente per tutti… ognuno aveva un posto e il pasto in mano.

Ritrovai Pina ancora più” innamorata della gente”; durante i tanti racconti che facevamo scoprii che aveva un appuntamento in tribunale, andava dal giudice a “difendere” un giovane ragazzo dalla pena del carcere per reati comuni. Perché, diceva Pina, bisogna offrire un’alternativa al carcere e ridare la possibilità ad un giovane ragazzo di essere perdonato come farebbe un padre di famiglia. Per la cronaca, il giudice ha accettato la proposta di Pina, che continuava a dire che era merito del Signore e del buon cuore del giudice.

D.: Tu sei in Italia da molto, cosa ti sembra sia l’Eritrea oggi?

R.: Sono tornata in Eritrea a giugno 2019, mancavo da oltre 13 anni. Sono tornata su insistenza di mia figlia che voleva “trovare le sue radici”. Ho rivisto l’Eritrea attraverso gli occhi di mia figlia, ragazza di 17 anni, che vedeva l’Eritrea per la prima volta.  Lo stupore e la gioia che provava nello scoprire questo mondo a lei sconosciuto ha ridimensionato il mio pessimismo e mi ha fatto vedere attraverso i suoi occhi le cose positive. Sono rimasta sorpresa andando al mercato vedere la quantità di cibo: quando lasciai Asmara nel 1989, non si trovava da mangiare. So che il governo si è posto l’obiettivo ambizioso di non dipendere/importare cibo dall’estero, ma di arrivare all’autosufficienza alimentare. Questo è un obiettivo davvero grande per l’Eritrea, anche se i prezzi sono ancora alti per la gente povera.

D.: Che ruolo occupa la Congregazione delle Suore del Buon Samaritano ad Asmara e nella comunità eritrea?

R.:  Penso che le Suore del BUON SAMARITANO abbiano portato una ventata di “freschezza” nella chiesa dell’Eritrea, il loro ruolo è quello di stare accanto agli “ultimi”.

D..: Cosa augureresti a Suor Pina?

R.: Auguro a Pina tutto il bene di questo mondo, ma soprattutto che il suo ideale, la sua idea di bene, il suo esempio sia portato avanti dalle sue “figlie” e sorelle e che possa ancora per tanto tempo continuare a fare del BENE.

D.: Conosci la situazione attuale Eritrea, c’è anche lì l’emergenza COVID?

R.: La pandemia SARS-COVID 19 ha colpito tutto il mondo e anche l’Eritrea non è stata risparmiata. Le persone contagiate non sono molte, ma c’è ancora il blocco dei voli per evitare i contagi. Purtroppo in Africa la sanità non è all’avanguardia come nei paesi occidentali, non garantisce il diritto alla salute.  Il governo eritreo non apre ancora le frontiere per evitare migliaia di morti anche se tutto questo porta altri problemi.

 È molto interessante sottolineare l’esperienza di Aida nel ritornare ad Asmara e di come lei sottolinei di aver visto il mercati pieno di merci alimentari. Merci non accessibili ai poveri, l’ennesima beffa per coloro che, affamati, hanno la possibilità di vedere, ma non la possibilità di poter aver accesso a ciò che potrebbe loro dare sollievo.