Tag Archivio per: Solidarietà

Campagna 5X1000 2016: Solidarietà declinata al femminile. Noi aiutiamo loro

Come Associazione Mariam Fraternità – ONLUS crediamo sia giusto, nel chiedere a voi lettori, di scegliere la nostra associazione come destinataria del Vs. 5X1000 per le Associazione di volontariato, far conoscere chi andrete a sostenere.  Noi aiutiamo,  quasi del tutto esclusivamente, la Congregazione delle Suore del Buon Samaritano con sede ad Asmara. Circa 40 suore: una solidarietà declinata al femminile.  Di seguito riportiamo la loro presentazione dal sito www.associazionemariam.it  :

Circa 40 religiose appartenenti alla Congregazione delle Suore del Buon Samaritano, tutte di nazionalità eritrea, operano ad Asmara e nei villaggi limitrofi portando avanti una solidarietà declinata tutta al femminile.  Si seguono progetti pensati, studiati a tavolino, strutturati alla perfezione, ma la vera solidarietà applicata è un continuo work in progress rispetto a ciò che si deve fare. Così di volta in volta le suore diventano, mamme per i bambini delle case-famiglia, infermiere per gli anziani, casalinghe quando si devono distribuire i pasti, econome quando c’è la distribuzione dei contributi per le adozioni a distanza, insegnanti quando si devono far vedere i compiti ai bambini. Tutto ciò senza tralasciare i necessari momenti quotidiani di preghiera e gli incontri spirituali.

Le Suore del Buon SamaritanoIMG_0451 (730x548)

casa-famiglia-paginaIMG_1357 (850x638)

Campagna 5X1000 2016: Chi siamo

L’Associazione Mariam Fraternita’- Onlus, nasce nel 2001 su iniziativa di un gruppo di persone che già dal 1984, all’interno della propria parrocchia, si adoperavano per sostenere la missione di suor Pina Tulino fondatrice ad Asmara, in Eritrea, della Congregazione delle suore del Buon Samaritano. Nei primi anni il gruppo era impegnato nell’organizzazione e nell’invio in Africa di container con cibo, vestiario e medicinali. Successivamente, sempre con l’appoggio della parrocchia, ha cominciato a sviluppare un progetto di adozioni a distanza.
Nel 2001, continuando ad avere gli stessi obbiettivi, il gruppo si è costituito in una associazione senza scopo di lucro: Associazione Mariam Fraternita’-Onlus.
Il nostro punto di forza è quello di aiutare un’unica Missione, quella, appunto, della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano che opera ad Asmara e villaggi limitrofi. Questo è un nostro punto di forza perché delle offerte, delle donazioni, di tutti i progetti che intraprendiamo abbiamo in ogni momento il polso sella situazione. Sappiamo dire i motivi di eventuali disagi, di eventuali ritardi, tramite fax e/o telefono comunichiamo quotidianamente con la Missione in Eritrea. Siamo, altresì, in continuo contatto con chi ha un sostegno a distanza, chi partecipa a donazioni, chi ci aiuta saltuariamente. Il nostro compito anche grazie ad un notiziario mensile, “Il Samaritano”, a due pagine facebook Mariam Fraternità Associazione Mariam Fraternità- Onlus  ed a questo sito, è quello di fare da tramite fra i donatori e la Congregazione delle Suore del Buon Samaritano
Dal 2001 ad oggi gestiamo più di 1100 adozioni a distanza. Contribuiamo, con le nostre campagne di raccolta, a finanziare in Eritrea la costruzione di asili, di acquedotti, di case-famiglia. Collaboriamo, inoltre, alla formazione al lavoro di circa 200 tra ragazzi e ragazze di strada di Asmara e dintorni. Abbiamo in cura e in affidamento ragazze madri malate di AIDS e bambini orfani sieropositivi. In Italia, attualmente, seguiamo nel loro percorso di studio e di lavoro, trenta ragazzi e ragazze eritrei.
Oltre al Presidente, Padre Francesco Tulino,  sono tre i collaboratori fissi dell’Associazione:

Anastasia, che ha ruoli di segreteria e mantiene tutti i contatti fra gli adottanti, i collaboratori ed Asmara

Francesco, che si occupa della redazione del giornale mensile, dei contenuti del sito e della pagina fb e, più in generale, di Comunicazione.

Pasquale, addetto alla contabilità gestionale dell’Associazione

Per il 5X1000 2016: Il nostro codice da inserire nella tua dichiarazione dei redditi, nell’apposito spazio dedicato al volontariato, è: 02282700646

Aiutaci ad aiutare! Non costa nulla.

5x1000_small

Trentadue anni: se quei ragazzi che eravamo ci vedessero ora…

Marzo 2016, sono trentadue ‘anni che abbiamo iniziato quest’avventura. Più di trent’anni fa decidemmo di appoggiare, di aiutare, di supportare la Missione ad Asmara della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano guidate da Suor Pina Tulino. Se i nostri occhi di allora guardassero quello che abbiamo fatto, quello che siamo riusciti a fare, come ci giudicherebbero? Non abbiamo cambiato il mondo, non abbiamo sconfitto la povertà, non abbiamo impedito che nel mondo si morisse ancora di fame, non abbiamo esportato il nostro desiderio di libertà democratica, non abbiamo impedito che in Africa nel 2016 esistessero ancora i totalitarismi. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Se quei ragazzi che eravamo ci guardassero oggi forse, almeno amiamo sperarlo, sarebbero contenti di noi. In fondo decidemmo di aiutare una sola Missione, di cui conoscevamo chi la guidasse, proprio per non inseguire sogni pindarici, per non inseguire utopie irrealizzabili, volevamo essere d’aiuto alle persone, ad altri occhi, ad altre mani, ad altri uomini e donne, la cui sola sfortuna era quella di essere nati in un paese povero. Abbiamo lavorato duro, abbiamo realizzato progetti, abbiamo trovato fondi per le case-famiglia, per i ragazzi di strada, abbiamo realizzato il progetto del sostegno a distanza per bambini piccoli nel cui programma sono stati inseriti più di mille bambini. Siamo diventati tutti un’unica grande famiglia. Di molti che hanno vissuto nelle nostre case-famiglia ad Asmara continuiamo a seguirne la vita, a mantenere contatti, per loro continuiamo ad essere la loro famiglia d’origine. E’ difficile emanciparsi dalla povertà, ci si riesce solo con una volontà di ferro, con l’ingegno e, perché no?, con una buona dose di fortuna. Molti dei nostri ragazzi, ora che sono cresciuti, fanno lavori artigianali, dignitosi. Spesso contribuiscono, per quel che possono, anche loro alla nostra Missione. Di alcuni di loro, che hanno tentato il “viaggio della speranza”, abbiamo perso le tracce e continuiamo a sperare di reincontrarli, di risentirli, continuiamo a sperare che siano vivi. Abbiamo raggiunto qualche traguardo? A ben pensarci il nostro traguardo, da trent’anni a questa parte, sta nel ripartire. Il nostro traguardo è il sapere che già domani ci saranno nuovi bambini da ospitare nelle nostre case-famiglia, nuovi piccolini da inserire nel nostro programma di sostegno a distanza, nuovi ragazzi da inserire nei nostro progetti educativi e di formazione. Si lavora nell’oggi per essere pronti al domani: piccoli obiettivi per poter aspirare a grandi risultati che per noi equivalgono a dare una vita dignitosa a chi era destinato a non averla, a rendere possibile ciò che sembrava non lo fosse. In fondo le Suore della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano sono, a ben pensarci, delle mamme che aiutano a crescere i propri piccoli nella propria Comunità, accudendoli, dando loro un’istruzione, cercando loro una possibilità di lavoro. Noi in Italia, con il nostro impegno, cerchiamo di contribuire quanto più possibile affinché tutto ciò avvenga: quello che ci eravamo prefissi trent’anni fa. Potevamo fare di più? Certamente, nel tempo abbiamo corretto degli errori, ci siamo migliorati, sappiamo che possiamo fare meglio: il nostro prossimo obiettivo, il nostro traguardo futuro.

tukul1

Foto: Paesaggio eritreo- Archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS

 

Pietro Bartolo- un eroe silenzioso del nostro tempo.

Gli spettatori attenti del programma televisivo di Fazio “Che Tempo che fa” di ieri, domenica 06.03.2016, hanno potuto assistere all’intervista del dott. Pietro Bartolo responsabile medico del Porto di Lampedusa, protagonista del documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi premiato a Berlino con l’Orso d’oro. L’intervista fatta da Fazio è molto interessante e vi consigliamo di collegarvi sul sito della RAI per rivederla.

Noi dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS- da sempre interessati a questi temi, non possiamo fare a meno di dare loro spazio, di divulgarli, sperando che nasca una coscienza critica che cerchi di pensare il problema dei Migranti con obbiettività e con lo spirito di solidarietà necessario per affrontarlo.

Riportiamo una sua intervista rilasciata al giornale Repubblica.it il 22 febbraio 2016, l’indomani della premiazione a Berlino del già citato documentario di Gianfranco Rosi: 

Pietro Bartolo da trent’anni motore instancabile dei soccorsi ai migranti, adesso non vede l’ora di smettere i panni dell’attore e tornare a indossare il camice. “So che stanotte sono arrivati in duecento, avrei voluto essere con loro invece che qui. Questo mondo non mi appartiene di certo, ma è stata un’avventura travolgente e sono felice di aver accettato questa scommessa. Lampedusa, il suo ruolo in tutti questi anni di migrazione epocale, riguarda tutta l’Europa. C’è chi alza muri, chi tira su fili spinati, ma non saranno né muri né fili spinati a fermare questa gente. L’unico modo di fermarla è aiutarla nel suo Paese, e fino a quando non si riuscirà a farlo, il dovere di ognuno di noi è di assisterla, accoglierla. Come ha fatto sempre il popolo di Lampedusa. È questo che racconta il film di Rosi. E spero che anche questo serva da stimolo a persone, istituzioni, che possono fare e non hanno finora fatto”.

Può servire anche un film?
“Sì. In Germania ho trovato quello che non mi sarei mai aspettato. Non facciamo altro che leggere di frontiere chiuse, di respingimenti, ma io qui ho trovato grande sensibilità e grande affetto. Ho visto centinaia di persone commuoversi, con le lacrime agli occhi, sono stato travolto da un interesse e da un’emozione che non mi sarei mai aspettato. E allora credo, spero, che questo possa servire. Io il mio obiettivo l’ho già raggiunto, riuscire ad avviare un’opera di sensibilizzazione, svegliare le coscienze”.

Da un ambulatorio di frontiera alle passerelle del festival di Berlino. Come ha fatto Rosi a convincerla a cambiare ruolo?
“Il nostro è stato un incontro casuale. Rosi era a Lampedusa per cominciare a girare il film quando ha avuto bisogno di me per alcuni suoi acciacchi. È venuto in ambulatorio e abbiamo cominciato a parlare. Tre ore e più, mi chiedeva di tutto sulla storia di Lampedusa. Poi gli ho fatto vedere delle immagini che hanno segnato la mia vita, che porto sempre con me in una chiavetta usb e da allora è cominciato tutto”.

Già, le immagini di tante tragedie che l’hanno vista sempre in prima linea. Come quella di Kebral.
“Non dimenticherò mai il volto di quella ragazza eritrea. Era la mattina del 3 ottobre 2013, sul molo i pescherecci scaricavano uno dietro l’altro decine di corpi di uomini e donne morti nel terribile naufragio davanti alle coste dell’isola. Quella ragazza era lì, allineata tra i cadaveri. Sembrava morta, ma quando l’ho toccata e le ho sentito il polso ho avvertito un flebile segno di vita. È stata una corsa contro il tempo, l’ho presa in braccio, l’abbiamo portata in ambulatorio. Era viva, l’abbiamo salvata. È stata una delle gioie più grandi della mia vita”.

Quanti migranti sono passati dalle sue mani?
“Non ho mai tenuto la contabilità perché per me sono tutte persone e non numeri, ma mi dicono più di 250 mila in 25 anni. Dal primo sbarco di tre tunisini su una barchetta ai settemila che nel 2011, in una sola settimana, nell’anno della Primavera araba, invasero Lampedusa. Erano molti di più della popolazione dell’isola. I lampedusani aprirono le loro case, diedero loro vestiti, cibo, letti, affetto. In quell’occasione Lampedusa mostrò a tutto il mondo il suo cuore grande. Ed è per questo che porterò loro dopodomani questo Orso d’Oro. So che mi aspettano tutti con grande emozione, non vedono l’ora. E d’altronde se lo sono meritato. È un popolo che ha dato sempre tutto con grande abnegazione senza mai lamentarsi, senza mai chiedere e ottenere niente in cambio”.

È un popolo che si merita il premio Nobel?
“Certamente, sarebbe un grande riconoscimento per tutti noi”.
SL380133

Foto: Archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS

 

Calais: un’indifferenza che costa cara…

Perché parlare di Calais?

Perché noi dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS- sentiamo l’esigenza di parlare di una meta dei migranti che sognano di partire da Calais per poi attraversare la Manica ed arrivare nell’agognata Inghilterra? Cosa ha a che fare questo con il nostro scopo sociale? Con la nostra volontà di aiutare i poveri di Suor Pina Tulino e della sua Missione della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano?

E’ di questi giorni lo sgombero forzato da parte delle autorità francesi del campo profughi di Calais, dove migranti, provenienti dall’Africa e dall’Asia, stazionano cercando ogni notte di imbarcarsi di nascosto su qualche camion che oltrepassa il confine fra la Terraferma e l’Inghilterra.

Da anni esiste il problema Calais, perché risolverlo in questo modo? Perché proprio ora?

Non spetta a noi rispondere a tutte queste domande, ma vedere le ruspe assaltare persone che, nel 90% dei casi, sta lì per cercare semplicemente di migliorare le proprie condizioni di vita ed essere liberi ci offende. Offende la nostra sensibilità, il nostro modo di essere, il nostro spirito teso alla solidarietà fra uomini.

Ci sono verità che non si dicono, verità sottaciute. Sette anni fa un bellissimo film dal titolo “Welcome” già parlava di Calais. E’ mai possibile che dopo sette anni si sia dovuti arrivare alle ruspe?

Noi dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS auspichiamo un mondo dove chi è povero riesca ad emanciparsi dalla povertà restando nel proprio Paese di origine, per questo motivo quando possiamo, e nel pieno rispetto delle leggi eritree, cerchiamo anche di aiutare persone a diventare autonome, formandole, trovando loro finanziamenti per aprire piccole attività commerciali, ma finché esisterà la povertà esisterà sempre chi cercherà di partire per cercare di vivere in un mondo migliore.

L’Occidente deve affrontare questo problema e non nascondersi dietro un dito, altrimenti si troverà, a volte già succede, ad affrontare 10, 100, 1000 Calais.

In un mondo liberale uno Stato può mai negare con l’uso della forza ad un uomo di lottare per la propria libertà e per migliorare le proprie condizioni di vita?

Arrivati al capolinea bisogna trovare altre strade da percorrere sia per salvaguardare le conquiste sociali del passato, sia per organizzare il futuro. Si ha poco tempo, bisogna trovare soluzioni congrue. L’indifferenza non è, non è più, una soluzione praticabile…

Calais