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Almaz e Tesfadilet: Una storia felice da raccontare

Oggi raccontiamo la bella storia di Almaz; lo facciamo perché crediamo sia importante raccontare una storia, sviluppatasi in circa trent’anni, tutta legata alla missione di Suor Pina e della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano. E’ la stessa Almaz che ci ha chiesto di raccontarla e che ci ha fornito tutto il materiale per farlo. Almaz non è la sola delle ragazze cresciute nelle case-famiglia di Suor Pina a poter raccontare una storia simile, non di meno sappiamo benissimo che non tutte le storie umane e personali sono così, ma per noi, per tutti noi, è importante che queste storie, queste vite, esistano, siano state vissute. E’ la dimostrazione che i sacrifici che si fanno per migliorare la vita dei poveri più poveri spesso danno i loro frutti, dimostra che il nostro aiuto è concreto, non vacuo, stabile non effimero, mette radici, crea testimonianza, si tramanda fra generazioni.

Almaz Berhe nasce nel 1972 ad Adi Kola, in una famiglia in cui lei è la terza di quattro sorelle. Arriva ad Asmara nel 1980, a soli 8 anni, insieme ad un’amica di sua madre che l’aveva in custodia. Per motivi che Almaz non ricorda, l’amica della mamma l’abbandona e Almaz si ritrova a vagare da sola fra le strade di Asmara, bussa a molte porte in cerca di accoglienza, per alcune notti viene ospitata da un’anziana signora. Ad Asmara conosce ragazze e ragazzini che vivono chiedendo l’elemosina, si lega a loro e con loro passa molti mesi. I ragazzini vivono come se fossero una vera e propria famiglia, chi guadagna provvede agli altri, chi non guadagna dagli altri viene assistito. Almaz ricorda quel periodo della sua vita, come un periodo felice, d’altronde era una ragazzina e guardava il mondo con gli occhi ingenui che solo una ragazzina può avere. Ad Asmara, la piccola Almaz, ogni volta che incontrava persone che venivano da Adi Kola chiedeva notizie della sua famiglia, sempre le rispondevano che l’avevano cercata ed erano preoccupati per lei, ma Almaz non poteva fare niente per contattarli, non c’erano telefoni, non sapeva ancora scrivere e intraprendere un viaggio per tornare indietro dai suoi familiari le era praticamente impossibile. Contenta che i suoi genitori le volessero ancora bene, Almaz continua a vivere in strada, finché una sua amica incontra Suor Pina nella cattedrale della città e Suor Pina le chiede se vuole andare a vivere con lei in una delle case-famiglie alle quali sta dando vita, l’amica di Almaz accetta ed invita anche quest’ultima ad andare a vivere da Suor Pina. Almaz si presenta così alla casa-famiglia di Ghesaberanu e viene accolta da Suor pina a braccia aperte, inizia per lei una nuova vita. Dai suoi racconti è da questo momento che inizia la sua vera vita. Appena arrivata, Suor Pina la iscrive alle scuole elementari e, facendola studiare anche da privatista, nei mesi estivi, le fa recuperare gli anni perduti. Con lei in casa ci sono ragazze che per tutta la vita, ancora oggi, considera sorelle: Frewini, Zainesh, Militize Asefah, Zighe. Continuando a studiare, grazie sempre alle Suore che le pagavano il viaggio e mandavano qualche aiuto, Almaz ogni estate andava a trovare la sua famiglia ad Adi Kola. Nel 1986, durante la cerimonia di nozze di un’altra ragazza di Suor Pina, Frewiini, Almaz conosce Tesfadilet, colui che sarebbe diventato suo marito. Tesfadilet, infatti, dopo poco tempo si presentò con la propria famiglia da Suor Pina per chiedere la mano di Almaz. Nel 1988 i due innamorati convolano a nozze, Suor Pina assicurò loro il fitto di casa e l’arredamento nel quartiere di Maitemenai. I due sposi, felici. Iniziarono a vivere così la propria vita. Come tutte le famiglie iniziano a fare sacrifici per costruirsi un futuro dignitoso. Tesfadilet con il suo lavoro di meccanico, non faceva mancare niente a sua moglie. Così negli anni Almaz e Tesfadilet formano una grande famiglia: nel 1989 nasce il loro primo figlio Nahon, che all’età di quattro anni diventerà menomato, con una paralisi a tutta la parte destra del corpo; nel 1990 nasce Henok, il loro secondo figlio; nel 1994, ad Assab dove si erano trasferiti per motivi di lavoro nasce Saron la loro prima femminuccia; nel 1999 viene alla luce Debora e nel 2003 nasce, il loro ultimo figlio, Stefano.

Come in ogni famiglia, anche nella famiglia di Almaz e Tesfadilet a momenti di felicità si susseguono momenti di dolore, nel 2009 perdono, a venti anni non ancora compiuti, il loro primo figlio, Nahon per le conseguenze della malattia avuta da bambino.

Almaz, nel raccontare la sua storia, insiste nel dire che la sua è stata una vita serena, piena di felicità, ma dalla storia della sua vita emergono particolari significativi di un’esistenza trascorsa tra alti e bassi, come quella di normali persone che si trovano a dover affrontare le difficoltà che ti si presentano. Tesfadilet per motivi di lavoro per anni si è trasferito con Almaz e con i figli ad Assab, nel 1998, con lo scoppio della guerra con l’Etiopia tutti ritornano ad Amara, Suor Pina si fa carico di trovare aiuti economici per permettere ad Almaz e famiglia di comprare casa ad Asmara, nel 2001 con i sacrifici di Tesfadilet e con l’aiuto, appunto, di suor Pina l’intera famiglia si trasferisce finalmente in una casa di proprietà.

Tutti i figli della coppia, intanto crescono e vanno a scuola, Nel 2007 Henok parte per sawa (il servizio militare all’interno del percorso scolastico) e torna nel 2008 per finire gli studi che in Italia corrisponderebbero al diploma. Henok è un ottimo studente, si diploma con punteggio alto, è uno di quei pochi eritrei cui viene concessa l’iscrizione all’università. Henok, infatti, si iscrive ad ingegneria.

Nel 2009 Tesfadilet, visto il peggioramento della situazione economica in Eritrea decide di trasferirsi per motivi di lavoro in Sudan, avendo messo radici ad Asmara ed avendo i figli all’Università, Tesfadilet e Almaz decidono di non trasferirsi con tutta la famiglia: a partire sarà il solo Tesfadilet che dal Sudan provvederà al mantenimento economico di tutti. Il 26 giugno 2014 Henok si laurea in ingegneria civile, per festeggiarlo tutta la famiglia si riunisce attorno a lui, Tesfadilet torna dal Sudan, la sorella Saron torna dal servizio militare (sawa) con un permesso, Almaz, che continua a vivere ad Asmara con gli altri due figli, Debora, che è iscritta al decimo anno di scuola (corrispondente all’anno del diploma Superiore) e Stefano che frequenta la prima media, dopo anni vede riunita attorno a sé tutta la famiglia. Alla festa di laurea di Henok, sono presenti anche, naturalmente, Suor Pina e le Suore del Buon Samaritano che per Almaz sono diventate la propria famiglia di origine.

Per Almaz i giorni di festa, le occasioni di festa, sono anche i giorni in cui bisogna ringraziare Dio per tutto quello che si ha, giorni in cui, facendo un bilancio, si capisce che sono molto di più le cose che si hanno che quelle che mancano e che, quelle che mancano, non sono necessarie; sono superflue. Certo il suo cuore non potrà mai dimenticare la perdita del primo figlio, ma i doni che Dio le ha fatto sono stati grandi, sa bene che non tutte le sue amiche hanno avuto la sua vita, le sue opportunità, sa bene cosa significa essere un bambino in Eritrea e crescere da solo. Per questi motivi, nel ringraziare Dio per la vita che le ha donato, Almaz, approfittando che il marito fosse in Eritrea per la festa di laurea di suo figlio, prima che tornasse in Sudan per lavoro, ha voluto rinnovare in chiesa, dopo poco più di 25 anni, i voti del suo matrimonio.

Così, in chiesa ad Asmara, alla presenza anche stavolta di tutta la famiglia e delle suore, Almaz e Tesfadilet hanno rinnovato le loro promesse matrimoniali. Oggi la coppia partecipa attivamente alla missione di Suor Pina: da anni seguono economicamente una bambina di una delle case-famiglia che le Suore hanno ad Asmara e provvedono al suo mantenimento. Almaz ha sempre dentro di sé il sentimento di gratitudine e di amore di chi l’ha ospitata e cresciuta senza chiedere nulla in cambio, sente il dovere di raccontare la propria storia per testimoniare il bene ricevuto che le ha reso la vita felice con un marito e dei figli. Senza l’aiuto delle Suore tutto questo non sarebbe mai potuto accadere, la bambina che a otto anni arrivò a Ghesabareanau, questo lo sa bene.

Quando presso l’Associazione Mariam Fraternità siamo venuti a conoscenza di questa storia subito abbiamo voluto raccontarla. La storia è arrivata in Italia portata da Suor Pina su di un foglio scritto a mano sul quale, in italiano, erano state trascritte le parole di Almaz.

Non ci capita spesso di raccontare belle storie, chi di voi ci segue sa bene che spesso raccontiamo storie di persone che hanno bisogno di aiuto, di emarginati, di poveri in un paese povero. Cerchiamo di raccontare queste storie offrendo punti di vista diversi, facendo delle osservazioni che sottolineano le differenze fra due mondi: il nostro e quello eritreo. Noi vorremmo raccontare le storie di 10, 100, 1000 Almaz, non sempre è possibile. Delle centinaia di ragazze e ragazzi cresciuti con Suor Pina e con le Suore della Congregazione del Buon Samaritano, non tutti hanno avuto una vita ricca come quella di Almaz. Le suore aiutano i ragazzi fino a quando, diventati adulti, fanno le proprio scelte di vita. Le suore, quando i ragazzi e le ragazze, vanno via dalle casa-famiglia fanno di tutto per mantenere i contatti con loro, cercano di seguirli e di aiutarli, di star loro vicino sempre, per tutta la vita. Non sempre questo riesce, non sempre questo è possibile. Alcuni dei ragazzi hanno tentato il “viaggio della speranza” e abitano oltre i confini eritrei, alcuni per lungo tempo non si fanno vivi. In questo tempo, durante il trascorrere degli anni, le suore hanno accettato nelle case altri bambini e hanno con loro lo stesso atteggiamento avuto con Almaz, piano-piano crescono nuove generazioni, i bambini diventano adulti e di nuovo vengono sostituiti da altri bambini. Sono talmente tanti i bambini che in più di 40 anni hanno abitato le case-famiglia della Congregazione delle suore del Buon Samaritano ad Asmara, che sarebbe interessantissimo, se non dovessimo fare moltissimi sforzi per arginare i danni della povertà e provvedere ad alimentare ogni mese almeno 1500 persone, realizzare un progetto raccontando tutte le loro storie, per farle essere testimonianza del lavoro delle suore e della vita di Suor Pina. Sono anni che alla Comunicazione, alla pubblicità del nostro lavoro, preferiamo raccogliere fondi per assicurare la sopravvivenza quotidiana dei Progetti che Suor Pina e le suore hanno ad Asmara. Per questo motivo la testimonianza di una persona come Almaz per noi diventa ancora più importante, ancora più necessaria.  Importante e necessaria perché fortemente voluta quasi a voler contraccambiare l’amore ricevuto con il dovere di essere d’aiuto alla missione di Suor Pina attraverso il racconto della propria vita. La Sua storia ci rende anche orgogliosi, noi tutti dell’Associazione Mariam Fraternità e voi lettori che ci aiutate con il Vostro sostegno e le Vostre donazioni, di essere integrante di questa meravigliosa avventura che è l’aiutare gli altri; noi lavoriamo affinché queste storie siano sempre di più, affinché tante Almaz possano avere una vita normale…

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Il Sostegno agli anziani, un progetto che portiamo avanti da anni.

In Eritrea molte persone anziane sono sole, perché i loro figli sono lontani per il servizio militare.

La Congregazione delle Suore del Buon Samaritano, offre assistenza soprattutto agli anziani di Himerti, Maiedaga, Hazien, villaggi a circa due ore di viaggio da Asmara. Puoi contribuire, se vuoi, ad aiutarli nel sostenerele loro spese. Con soli 20 euro al mese si garantisce loro che vengano accuditi, un’ assistenza sanitaria adeguata e la certezza che non siano del tutto lasciati in solitudine.

Perché adottare un anziano?
Il progetto è rivolto agli anziani poveri dei villaggi limitrofi ad Asmara che oggi sono rimasti privi di giovani uomini e donne, impegnati al fronte.
Gli anziani, che prima potevano contare sull´aiuto dei loro parenti, sono ora rimasti completamente soli e non sono in grado di provvedere al loro sostentamento.

Come funziona l´adozione?
Con un piccolo sussidio mensile le Suore del Buon Samaritano provvedono alle spese quotidiane dei nonni (medicine, cibo e vestiario).

Cosa dovrò fare?
Adottare un anziano è molto semplice. Basta compilare il modulo di adesione on-line, oppure comunicare la tua decisione telefonicamente al numero della Nostra Associazione: +39 0818244999

Cosa riceverai?
Ti sarà inviata una scheda con la situazione sociale dell´anziano ed una sua foto.

Quanto costa?
La quota mensile è di 20,00 euro. Può essere versata mensilmente o in altre soluzioni da comunicare all´inizio dell´adozione. Ricordiamo inoltre che le somme sono deducibili. Basta conservare la copia dei versamenti e richiederci, entro il 31 marzo di ogni anno, l’attestazione dell’ importo versato.

Se vuoi maggiori informazioni su come sostenere questo progetto clicca qui.

Anziana Eritreo

I nostri asili

La Congregazione delle Suore del Buon Samaritano negli ultimi venti anni ha costruito e gestisce i seguenti asili:

 

Hembertì (Villaggio a 30 km a sud ovest di Asmara)

  • Due asili gestiti dalla Congregazione con personale esterno (440 bambini).

Hazien (Villaggio a 30 Km a nord ovest di Asmara)

  • Asilo gestito dalla Congregazione con personale esterno (110 bambini).

Mai Eidegà (Villaggio a 10 Km da De Kamerè)

  • Asilo gestito dalla Congregazione con personale esterno (200 bambini).

Il costo complessivo annuo è di € 39.000,00

Come Aiutarci

La donazione è libera e puoi contribuire con una tua quota parte.
Se vuoi sostenere una casa-famiglia o un asilo, compila il modulo che troverai on-line. Oppure contattaci telefonicamente al numero: +39 0818244999.

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Regala un sorriso: La storia di Amaniel scheda 1555/B

Circa due settimane fa pubblicammo, spinti dall’insistenza delle Suore della Congregazione del Buon Samaritano che ci telefonarono da Asmara,  un appello per un sostegno a distanza urgente perché due mamma eritree, disperate, non sapevano più come fare per nutrire i loro piccoli. L’appello fu subito accolto. Noi ne siamo stati felici ed entusiasti, non di meno non facciamo altro che chiederci quale sia il modo migliore di discernere le urgenze quando si parla degli ultimi, dei poveri più poveri. Soprattutto chi, come noi, si occupa della Comunicazione all’interno dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS- si chiede se non sarebbe meglio, e più funzionale allo scopo, presentare tutte le storie relative al sostegno a distanza come urgenti, drammatiche. D’altronde per essere iscritte al programma di Sostegno a distanza tutti hanno bisogno di aiuto, nessuno escluso. Teoricamente, parlando degli ultimi, non sarebbe giusto fare appelli di “urgenza più urgente!

Lo abbiamo fatto, ha funzionato. Forse lo rifaremo se lo si riterrà necessario, ma ora, come sempre, preferiamo continuare a chiamare la nostra rubrica di Sostegno a distanza con il nome con la quale è nata: “Regala un sorriso” . Ci sembra più giusto. D’altronde è quello che chiediamo a chi aderisce al nostro programma: privarsi del superfluo (un caffè al giorno) per regalare un sorriso ad una famiglia lontana, per permettere loro di sopravvivere, in molti casi di vivere, decentemente.

Per voi lettori l’urgenza, quindi, deve essere data dal fatto che per essere inseriti nel nostro programma di sostegno a distanza i bambini vivono situazione disperate, l’urgenza è dare risposte a questa disperazione. Deve essere questo il codice di lettura di questa rubrica, altrimenti corriamo il rischio di non intenderci, di non essere funzionali, di non lavorare nel migliore dei modi per realizzare il nostro unico scopo: che tutti i bambini trovino chi li sostenga.

Fatta questa premessa, oggi raccontiamo la storia di Amaniel, un bambino di 11 anni, con quattro fratellini più piccoli. Il padre ha abbandonato la famiglia ed è disperso, non si hanno più notizie di lui. Amaniel, i fratellini e la sua mamma, vivono in un villaggio a 50 chilometri da Asmara. mangiano di ciò che parenti ed amici giorno dopo giorno riescono a fare avere loro. Non hanno altro. La mamma non lavora e, per giunta, non sa dove lasciare i figli. I bambini sono tutti in età scolare. Il sostegno a distanza servirebbe alla famiglia di Amaniel sia per permettergli di sopravvivere, sia per fare in modo che tutti vadano a scuola e, magari, imparino un mestiere che potrà essere loro utile in futuro.

Speriamo che Amaniel, come Mgssay e Sennay, trovi subito una famiglia che lo sostenga.

Mamme

Foto: Mamme che attendono la distribuzione del contributo mensile del sostegno a distanza- Foto Archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS