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Il sostegno a distanza, un modo semplice di aiutare

Con soli  26 euro al mese garantisci il futuro ad un bambino eritreo in termini di: alimentazione, sanità, accesso allo studio, aiuto alla famiglia.

Il tuo Sostegno a Distanza serve a garantire prima di ogni cosa l’alimentazione al bambino che scegli di sostenere. Con i 26 euro al mese contribuisci anche all’economia familiare del bambino, quindi per ricaduta grazie al tuo sostegno non viene aiutata solo una singola persona, ma un’intera famiglia.

Che cos´è il Sostegno a Distanza?
E´ un modo semplice ed efficace di essere solidali con bambini che vivono una realtà poverissima.
Il bambino adottato continuerà a vivere all´ interno del suo nucleo familiare. Con un piccolo sussidio puoi garantire ad una famiglia eritrea il sostentamento quotidiano.

Cosa riceverai?
Le Suore del Buon Samaritano e i collaboratori, seguono da vicino le famiglie inserite nel progetto e curano la comunicazione con gli adottanti. Se il bambino va a scuola, riceverai la pagella di fine anno. Se è piccolo, sarà la mamma o un altro parente a scrivere per lui. In tutte e due i casi all´inizio dell´adozione riceverai una scheda con i suoi dati, una foto e le condizioni generali della famiglia. Durante tutto il periodo dell´adozione ti saranno inviate foto e lettere che ti informeranno della sua crescita.
Riteniamo importante ricordare che, viste le condizioni precarie del paese e la difficoltà di raggiungere le famiglie di alcuni bambini in adozione che abitano in villaggi lontani, può capitare che l´invio di lettere e foto non sia molto frequente (una o due volte l´anno).

Quanto tempo dura l´adozione?
Non ci sono limiti di tempo, può durare finché il bambino non è cresciuto ed è diventato capace di provvedere a se stesso. Nel caso in cui venisse trasferito in un´altra zona del paese o in un altro Stato in cui la Suore del Buon Samaritano non sono presenti (molti bambini di padre etiope vengono rimandati in Etiopia con la loro famiglia), l´adottante verrà avvisato e potrà decidere di continuare l´adozione con un altro bambino. In ogni caso è possibile recedere dall´adozione in qualsiasi momento, dando un preavviso per permettere di affidare il bambino ad un altro adottante.

Cosa dovrò fare?
Sostenere un bambino a distanza è molto semplice. Basta compilare il modulo di adesione on-line, oppure comunicare la tua decisione telefonicamente ai numeri della nostra Associazione: +39 0818244999- +390818212128- o contattarci per e-mail: info@associazionemariam.it – associazionemariam@gmail.com o attraverso la nostra pagina fb

Quanto costa?
La quota mensile è di 26,00 euro. Può essere versata mensilmente o in altre soluzioni da comunicare all´inizio dell´adozione. I riferimenti per i versamenti sono riportati anche al margine della scheda. Ricordiamo inoltre che le somme sono deducibili. Basta conservare la copia dei versamenti e richiederci, entro il 31 marzo di ogni anno, l’attestazione dell’ importo versato.

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(Foto; Archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS)

Incontriamoci: le ragioni del nostro appello.

Più volte nelle nostre riunioni, quando ci incontriamo per programmare il lavoro di un mese, di due mesi o di un anno, ci soffermiamo su un concetto che può apparire cinico, ma che, forse, è alla base di molte azioni di solidarietà che si sviluppano in occidente: bisogna essere ricchi per aiutare i poveri.

Non nasce, forse, da questo concetto il mecenatismo? Non è, quest’ultimo, il dovere morale di molti  ricchi che cercano in questo modo di rendere meno impari la vita degli esseri umani partendo dalla propria situazione di sicuro privilegio?

Se al mecenatismo si unisse una seria volontà politica siamo convinti che la povertà, almeno quella alimentare, non esisterebbe più.

Noi dell’Associazione Mariam Fraternità-ONLUS non siamo ricchi. Non facciamo opere di mecenatismo. Come più volte detto  nasciamo all’interno di una piccola parrocchia di un piccolo paese campano con l’intento di aiutare una nostra compaesana missionaria in Eritrea. Nel tempo abbiamo costruito una rete fatta di: professionisti, insegnanti, operai, famiglie di piccoli imprenditori, impiegati; ovvero di persone normali, dislocate in quasi tutta Italia, che ogni mese si impegnano nel versare una piccola somma per un sostegno a distanza di un bambino eritreo o per dare un aiuto economico ad un nostro progetto, sia esso un pozzo, un asilo o quant’altro. È un impegno oneroso che a volte richiede sacrificio, di certo non sono atti di mecenatismo.

Quando, d’altronde, ci sono persone la cui vita dipende dalla tua capacità di aggregazione, dalla tua capacità di mettere insieme fondi, di organizzare persone, vorresti che ci fossero delle sicurezze, vorresti fare delle previsioni per riuscire ad assicurare almeno il cibo a tutti coloro che ad Asmara e dintorni bussano alla porta delle Suore del Buon Samaritano. Previsioni, calcoli, congetture che vengono puntualmente smentite.

Perché se è vero che in Italia abbiamo il compito di raccogliere fondi, in Eritrea la Congregazione del Buon Samaritano ha il compito di accogliere e le persone che bussano sono sempre di più. Nelle case-famiglia dove prima vivevano in media 20 bambini ora a distanza di pochi mesi ne vivono 30, dove prima si aiutavano 100 persone ora se ne devono aiutare 150. E questo vale per tutti i progetti che si stanno sviluppando in Eritrea. Le persone da aiutare sono sempre di più, nonostante, e lo ribadiamo, la nostra filosofia sia quella di rendere indipendenti economicamente le persone che aiutiamo, cercando di trovare loro un accesso al mondo del lavoro. Ma in un paese sub-sahariano il lavoro non va molto oltre tutto ciò che  è inerente al campo agricolo. Di altro, anche di commercio, c’è ben poco, di certo il terziario non è un’industria. Potremmo mai chiedere di negare l’accoglienza? Potremmo mai chiedere alle Suore del Buon Samaritano di non rispondere più alle richieste di aiuto perché qui in Italia non sappiamo cosa altro inventarci? La risposta a questa domanda è sempre e solo la stessa, unanime: No, non possiamo chiederglielo! Non ci resta allora che resistere, resistere, resistere-continuare, continuare, continuare: senza aver paura di chiedere e quando si è chiesto senza aver paura di ri-chiedere.

È un lavoro immenso che forse non appaga, ma dà ad altri la possibilità di vivere, di mangiare, di nutrirsi, questo ci basta, il minimo ci accontenta.

Ci arrendiamo? La resa è una parola a noi sconosciuta, però dobbiamo diventare di più, dobbiamo creare una rete intessuta da molti più fili ed in questo abbiamo bisogno di tutti. Per questo motivo lanciamo un appello a tutti coloro che leggono. La nostra rete è iniziata parlando con le persone, guardandole negli occhi, stringendo loro la mano, facendo conoscerci di persona. Vi chiediamo di organizzare per noi nelle vostre parrocchie,  nei vostri luoghi d’incontro, nelle vostre sedi associative una riunione con noi dove poter presentare a quante più persone possibili l’attuale situazione sub-sahariana e tutti i nostri progetti. In qualunque posto d’Italia stiate verremo e ne parleremo.

È il nostro dovere, è il vostro dovere: il nostro continuare, il nostro resistere.

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(Foto. Bambini in una strada di Asmara)

Paola racconta la “sua” Africa

Più di tante parole quest’immagine spiega il motivo per cui non posso fare a meno della solidarietà, e di quella in Africa e, ancor più nello specifico, di quella alla Missione di Suor Pina Tulino. Leggere sui giornali o vedere in televisione è già tanto ma vivere in prima persona la realtà dell’importanza di un nostro piccolo gesto che si trasforma TUTTO in sopravvivenza, accoglienza e istruzione per degli esseri umani che hanno come unica colpa di essere nati nel posto e nel momento meno fortunato mette fine alle solite scuse per cui si evita di esporsi: ma sarà vero? Ma andranno veramente a buon fine? E quanto di quello che doniamo arriva a loro?

Basta andare ad Asmara e le risposte (anche quelle che vorremmo non vedere e non sentire)  le troviamo tutte li!E se non ci si va, arrivano le foto dei nostri bimbi che crescono grazie a quel poco, le loro pagelle o i loro disegni fatti con le matite che gli ho mandato per Natale. Non sono imparziale, ormai una parte del mio cuore è li con loro e la condivisione con la Grande Famiglia dell’ Associazione  Mariam Fraternità da un senso molto più grande alla mia lotta per la vita.

 

Paola e Pina

(Foto. Paola e Suor Pina- Foto archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS)

Maitemenai, una delle nostre case-famiglia in Asmara

In un giorno qualsiasi, passando per le strade del quartiere di Maitemenai ad Asmara, si vedono bambini giocare correndo dietro ad un pallone, rincorrendosi l’un con l’altro, inventando giochi. Quasi tutti vorrebbero stare lì tutta la giornata a giocare, d’altronde per loro la stagione dei doveri e della responsabilità non è ancora arrivata, hanno tutta la vita davanti. Se ci si ferma a guardarli, dopo un po’ si vede che da ogni casa della strada, a turno fa capolino una signora, una mamma che si premura di cosa stia facendo il figlio, lo chiama se deve rientrare per fare i compiti scolastici, lo obbliga a rientrare in casa se tutta la famiglia, come spesso capita, ha degli obblighi familiari da dover onorare.

Da una di queste case fa capolino di tanto in tanto una delle Suore della Congregazione del Buon Samaritano, controlla cosa stiano facendo i “suoi” bambini, li richiama all’ordine,controlla che non si facciano del male, fa rientrare chi deve fare i compiti per il giorno dopo, lascia giocare coloro che non hanno grandi impegni per il giorno successivo. Il compito della Suora è quello di far sentire il bambino come facente parte di una grande famiglia. D’altronde è ormai la terza generazione di bambini e bambine che le Suore educano, ospitano e formano nella loro casa-famiglia di Maitemenai, sanno bene, per loro esperienza, che in futuro i bambini che ora vivono nella casa-famiglia si considereranno per tutta la vita fratelli e sorelle. Sono 30 i bambini che attualmente vivono a Matemenai, in gran parte sono tutti orfani di entrambi i genitori, in pochi casi, alcuni dei bambini sono stati, per vari motivi, abbandonati.

Vengono educati con il metodo Montessori, le Suore lasciano ad ogni bambino una propria libertà creativa, preferendo ad una facile educazione fatta di regole e severità, coltivare e preservare l’individualità di ogni singolo bambino che si trovi ad abitare con loro. I più piccoli, vedendo l’amore che ricevono, finiscono per chiamare le Suore “mamma” ed è forse questo il segreto dell’Amore, la disponibilità a non avere pregiudizi, la forza di far crescere le nuove generazioni di adulti con una sensibilità tutta femminile dove niente è pre-concetto, ma tutto è un continuo work in progress in cui bisogna superare gli ostacoli che la vita di volta in volta ti mette davanti.

Matemenai

(Foto: Bambini nella casa famiglia a Matemenai- Archivio foto Associazione Mariam Fraternità. Onlus)

Attività Costo annuale
La casa famiglia di Maitemenai ospita attualmente 30 bambini cui si dà vitto e alloggio, istruzione scolastica- vestiario e tutto ciò che possa garantire alle giovani vite una vita quanto più possibile normale. € 21.000,00

“La piacevole scoperta di una grande MAMMA”

Sono G.Franco Cicciù  ho 58 anni  sposato nonno di tre nipotini. Sono un Infermiere vivo a Roma e lavoro presso L’Azienda Ospedaliera S.Camillo Forlanini. Nel Febbraio del 2011 parto per la prima volta come volontario (con le mie ferie ed  a mie spese) per Asmara con il Prof. Salvatore Galanti Chirurgo Urologo, anche lui volontario, che già da diversi anni opera presso L’Orotta Hospital. Grazie a lui riesco a realizzare il sogno di andare in Africa .

Arrivato ad Asmara vado a trovare un amico conosciuto a Roma, mi racconta la storia di una Suora Italiana che vive da tanti anni lì e segue ed  aiuta i bambini malati, la storia mi affascina e chiedo di accompagnarmi a conoscerla. Il giorno dopo andiamo a Matemenai. Arrivati, rimango piacevolmente sorpreso e contento di conoscere Suor Pina , una persona, “una Mamma ” che ti trasmette subito calore. La casa è modesta ,però  accogliente , dopo le presentazioni e i racconti personali arriva il momento di conoscere i bambini; Bellissimi! con i loro sorrisi, l’accoglienza, i loro giochi, LA LORO POVERTA’. Una casa dove si respira Amore, dove una Grande MAMMA riesce a portare avanti il tutto barcamenandosi fra infinite difficoltà. Quando andiamo via le promettiamo di tornare presto. Tornato a casa racconto, pieno di euforia, della visita al Prof. Galanti, che il giorno dopo decide di andare subito a trovarla. Siamo, così, tornati da Suor Pina che è stata sorpresa nel rivedermi , questa volta abbiamo portato dei doni ai bambini ,contenti  anche loro di rivedermi. Anche il Professor Galanti è rimasto colpito dalla bellezza dei bambini e dalla disponibilità di Suor Pina. Da quella sera è iniziato da parte mia una stretta collaborazione con Suor Pina e con l’Associazione Mariam Fraternità– ONLUS, ogni volta che torno ad Asmara la prima cosa che faccio  è quella di andare a trovare Suor Pina ed i suoi bambini .

Non sono il solo ad essersi appassionato al lavoro di Suor Pina, anche il Prof. Galanti, infatti, lo ha preso a cuore e si  occupa con molto interesse  delle donazioni (avendo adottato già molti bambini). Di questa storia ne abbiamo parlato anche con il Dott. Massimo Tortorella  Presidente della Consulcesi e lo abbiamo coinvolto tanto che è andato anche lui in visita a Suor Pina, per poi decidere di aiutarla in modo consistente assumendosi l’impegno di sostenere a distanza molti bambini. Sono più di quattro anni, ormai, che tutti, in modo diverso, cerchiamo di Aiutare questa Grande Mamma che è Suor Pina .

Gianfranco Cicciù

(Foto: Gianfranco Cicciù in Eritrea con Suor Pina- Foto Archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS)