Il metodo Montessori nelle nostre case-famiglia
Il confronto quotidiano su ciò che facciamo a volte non basta a farci comprendere tutto ciò che stiamo facendo. Essere dentro le cose, spesso non ti fa comprendere le stesse come se si guardassero dall’esterno. Il lavoro che quotidianamente la Congregazione delle Suore del Buon Samaritano svolge nelle case-famiglia ad Asmara e all’interno dei progetto dei ragazzi di strada è fantastico e molto affascinante. Suor Pina Tulino, lavorando e formando suore di nazionalità eritrea non ha svolto solo un ruolo di evangelizzazione, che pure è di grande importanza; forse, guardando dall’esterno, il suo vero lavoro è stato esportare anche un sistema educativo. Nelle case-famiglia e con i ragazzi di strada, infatti, tutte le suore applicano il metodo Montessori, tanto ché le case-famiglia finiscono per diventare case-scuola.
Di seguito riportiamo una spiegazione sintetica del Metodo Montessori, rilevata dal sito www.operanazionalemontessori.it , alla fine alcune considerazioni.
<<L’istinto e il bisogno fondamentali del bambino sono quelli di un adattamento attivo al mondo delle cose e delle persone, misurate e commisurate alle sue personalissime istanze. Non v’è ambiente sociale, ha scritto Maria Montessori, nel quale non vi siano individui che abbiano esigenze e livelli diversi. Per questo stesso fatto la scuola è un ambiente che deve accogliere bambini di età eterogenea e adatto al lavoro individuale o di piccolo gruppo. Il suo parametro di misura è dunque la casa, con spazi articolati, irregolari, ricchi di ‘angoletti nascosti’, di ‘cantucci tranquilli’ dove lavorare, pensare, immaginare con i propri tempi e ritmi interiori. Ma anche ambiente preparato nel senso della misura, con oggetti e arredi proporzionati all’età e al corpo dei bambini stessi, rivelatori dell’esattezza e dell’ordine, qualità che suggeriscono una disciplinata attività autonoma; ambiente accogliente e caldo, rassicurante e vissuto con un positivo senso di appartenenza. Un ambiente, infine, nel quale i bambini possano muoversi liberamente anche senza il diretto controllo dell’adulto alle cui cure è affidata la casa-scuola come luogo aperto alle scelte e al lavoro dei piccoli alunni.
Mobili, tavoli e sedie devono essere costruiti e resi disponibili all’insegna della leggerezza: ciò, se da una parte favorisce il lavoro di vita pratica dei bambini chiamati ad un impegno fisico di responsabilità nel posizionarli o trasportarli, dall’altra parte per il carattere di fragilità denunciano l’errore dei bambini o il loro mancato rispetto. Per il medesimo criterio educativo, i bambini di una scuola Montessori usano piatti di ceramica, bicchieri di vetro, soprammobili fragili: i bambini sono così invitati a movimenti coordinati, precisi, educati e in ogni caso ad esercizi di autocontrollo, di autocorrezione, di prudenza e rispetto, facendosi ‘maestri’ del proprio movimento e padroni del proprio carattere: “Così il bambino avanza nella propria perfezione ed è così che egli viene a coordinare perfettamente i suoi movimenti volontari” (Maria Montessori, L’Autoeducazione nelle scuole elementari).
L’ambiente scolastico diventa ambiente di vita nel quali i bambini sono impegnati gioiosamente al mantenimento dell’ordine, della pulizia, della bellezza. Queste attività, definite appunto esercizi di vita pratica, hanno una funzione importante e significativa sia nella “Casa dei bambini” dove favoriscono il perfezionamento psico-fisico e la coordinazione dei movimenti, sia nella scuola elementare dove assume maggior rilievo la dimensione della autonomia responsabile e quindi della socialità. La scelta metodologica montessoriana assegna all’insegnante e all’adulto anche da questo punto di vista una assunzione di responsabilità circa i rischi collegati all’uso di materiali ‘reali’.
Nella “Casa dei bambini” l’ambiente sarà:
- proporzionato alle capacità motorie, operative e mentali dei bambini per essere attivamente utilizzato e padroneggiato;
- ordinato e organizzato affinché, attraverso punti di riferimento non discontinui, il bambino possa formarsi una propria visione della realtà che anche emotivamente abbia carattere di rassicurazione e certezza;
- calmo e armonioso per favorire la libera espansione degli interessi e delle esperienze e una positiva dimensione psicoaffettiva necessaria al sorgere del sentimento di fiducia in sé e negli altri;
- curato e ben articolato nei particolari anche per stimolare il bambino alla scoperta dell’errore e all’autocorrezione;
- attraente e bello affinché sia suscitato il naturale amore ‘estetico’ del bambino verso tutto ciò che rivela qualità di gentilezza, di ordine, di gradevolezza, di cura e attenzione. (…)
- (…) la sperimentazione e il lavoro individuale e di gruppo;
- la lettura e la consultazione di testi con una essenziale biblioteca di classe;
- la raccolta, lo studio e la valorizzazione di elementi forniti dalla natura come occasione per la ricerca e le uscite di osservazione;
- l’apertura alla realtà extrascolastica e al territorio (la scuola entra nel mondo e il mondo entra nella scuola);
- le attività manuali legate al “lavoro dell’umanità”, ma sempre collegate allo sviluppo della mente: “il lavoro della mani – ha scritto Maria Montessori – deve sempre accompagnare il lavoro della mente in virtù di una unità funzionale della personalità”.
Come è noto, l’ambiente tipico di una scuola montessoriana si distingue per la presenza dei necessari ‘strumenti’ di lavoro psico-motorio e intellettivo dei bambini, strumenti definiti “materiali di sviluppo e di formazione interiore”.Di ciò si dirà più avanti; per ora è fondamentale osservare che il bambino, come peraltro ogni essere vivente, è guidato dai suoi misteriosi impulsi vitali ad adattarsi all’ambiente assorbendone i caratteri. Laddove esso sia confuso, instabile, incompiuto, né utile né necessario, privo di attrattiva e di interesse e non direttamente utilizzabile per una personale sperimentazione di conoscenza, ebbene il bambino assimilerà questi caratteri negativi senza poter esercitare in modo chiaro, preciso e finalizzato i propri poteri psichici e mentali. In sostanza gli è impedita o resa difficile la stessa formazione del suo proprio carattere.
Per questo motivo di fondo, strettamente legato alla costruzione di una personalità attiva e disciplinata, l’ambiente educativo montessoriano è stato definito come maestro di vita e di cultura, come ambiente educatore.>>
È facile capire quante cose implica un sistema educativo basato su tali valori, soprattutto in una terra che ha in germe grandi potenzialità, ma che tuttora è considerato uno dei Paesi più poveri al mondo. Il metodo educativo implica soprattutto che ogni bambino ospite nelle case-famiglia venga educato secondo i propri talenti, un modo, forse il più importante, per dar loro un futuro. Noi, in Italia, possiamo solo ammirare i frutti di questo lavoro che dura, oramai, da circa quaranta anni.

(Foto: ragazzi eritrei all’interno di una delle case-famiglia- progetto ragazzi di strada)
