Le contraddizioni della povertà e l’educare alla solidarietà
È molto difficile scrivere in questo periodo.

La guerra alle porte, la Russia che invade l’Ucraina, gli sfollati che dall’Ucraina scappano per sfuggire alla guerra, sembrano creare in tutti noi occidentali delle priorità che rendono coloro che aiutiamo quotidianamente secondari. I media, pieni di notizie di guerra, così ce li fanno percepire. Eppure anche in Eritrea c’è la guerra, anche I nostri amici sub-sahariani hanno bisogno di aiuto perché continuano a vivere in uno dei paesi più poveri del mondo.
E allora? Come si fa a scegliere? Chi è il primo povero da aiutare? Il povero che ti bussa alla porta o il povero più lontano? Questo è un dilemma che ci ha sempre dilaniato e che ora, con un conflitto che entra ogni giorno nelle nostre case, diventa sempre più preminente, sempre più attuale.
Le nostre domande non avrebbero trovato nessuna risposta se Suor Pina non ci avesse informato che tutti i bambini delle case- famiglia per i prossimi mesi hanno deciso di rinunciare al proprio gelato domenicale per donare la cifra di quella rinuncia ai bambini ucraini che vivono in guerra.

Ecco la risposta: se i poveri più poveri hanno la sensibilità di aiutare chi è in difficoltà, a noi non resta che aumentare i nostri sforzi e, tenendo, tutti insieme aiutare entrambi, non dividendo lo stesso pane, ma cercando di dare un pane all’uno e un pane all’altro. Aumentare gli sforzi, per far stare dentro tutti
E, forse, è questa la cosa migliore e più giusta da fare: pensare che la contraddizione non è far vivere gli opposti, ma far convivere diversità ed in questa convivenza cercare di tenere tutto insieme. Mentre c’è chi fa la guerra, è questo il compito degli uomini di pace.




