…E venne il giorno di un felice addio…
Nel luglio del 2010 eravamo nell’aeroporto di Napoli con un’auto ed un’ambulanza. Da più di un mese in Associazione sembravamo delle trottole, c’era la vita di un bambino da salvare e non potevamo stare fermi, non bisognava lasciare nulla di intentato. Suor Pina telefonava ogni giorno: un bambino, in un Ospedale di Asmara, malato di leucemia, correva il rischio di non vedere più il sole albeggiare. In Italia avrebbero potuto curarlo, al Pausillipon a Napoli c’era una struttura ospedaliera per bambini, all’avanguardia in Europa per la cura delle leucemie infantili. A Napoli, ad un tiro di schioppo da noi, dalla nostra sede.
Far curare un bambino straniero in una struttura pubblica non è cosa facile, ci sono degli obblighi da adempiere, alcuni onerosi, ma non impossibili, come quello di garantire l’ospitalità ed il sostentamento, altri quasi impossibili come quello di far rientrare la degenza e la cura ospedaliera a carico della Regione, nel caso specifico la Campania, attraverso la pubblicazione sul B.U.R.C.; senza questo documento al bambino non sarebbe stato concesso di uscire dall’Eritrea. Smuovemmo il mondo, il tempo non era dalla nostra parte, dovevamo fare presto: contattammo tutti i nostri rappresentanti politici, tutti si diedero da fare, tutti presero a cuore il caso, in particolar modo l’Ing. Pietro Foglia, allora Consigliere Regionale. In poco tempo ottenemmo la pubblicazione necessaria.
Quel giorno in aeroporto avevamo già vinta una battaglia, ora dovevamo vincere la guerra contro il nostro nemico dichiarato: la leucemia.
Quando sbarcò a Napoli Saad era uno scricchiolo malandato: magro, scavato in volto. Era solo occhi: occhi scavati, ma curiosi del mondo. Sorrideva, nonostante tutto sorrideva.
Nel suo viaggio era accompagnato da sua madre Asghedù e da Suor Pina. Asgedù non aveva mai viaggiato, mai aveva preso un aereo.
Entrati in ospedale i medici subito dissero che il caso era grave, ma non impossibile da curare. Ci rincuorammo: se non era impossibile, ce l’avremmo fatta.
Nei primi tempi, per il primo anno, Saad ebbe bisogno di cure ed esami giornalieri, grazie all’Associazione Gioia e Speranza– ONLUS, trovammo ad Asghedù una residenza a Napoli, settimanalmente andavamo a portarle generi alimentari ed il giusto necessario, in termini di vestiario e accessori vari, per vivere.
Dopo venti giorni che Saad ed Asghedù erano in Italia, iniziammo a preoccuparci per quest’ultima: aveva continue nausee, molto spesso rigettava. Facemmo fare un ceck-up medico anche a lei, scoprimmo che era al secondo mese di gravidanza.
A febbraio del 2011 nacque Rith, come secondo nome, Asghedù decise di chiamarla Mariam, in omaggio alla nostra Associazione. Tutti noi benedimmo la nascita della piccola Rith Mariam.
Dopo più di un anno di cure, finita l’esigenza di controlli giornalieri, Asghedù, Saad e la piccola Rith Mariam, si trasferirono a Baiano (Av), luogo in cui risiediamo. Per dare loro ospitalità approntammo e facemmo nascere la nostra Casa di Accoglienza, la chiamammo “Hagos” che in Eritrea significa casa della Gioia. In questi anni, oltre a Saad e famiglia, la casa ha ospitato altri due ragazzi eritrei che hanno avuto bisogno di cure specializzate in Italia.
Intanto il decorso ospedaliero di Saad procedeva nel migliore dei modi. Per tre anni ha avuto bisogno di cure continue e di controlli trimestrali in ospedale. Passati i tre anni, ne sarebbero dovuti passare altri due senza che la malattia si ripresentasse per essere definitivamente dichiarato fuori pericolo.
2010/2015 siamo arrivati ai nostri giorni, Saad è fuori pericolo. Finisce il nostro compito, finisce il nostro dovere, arriva il tempo dell’addio.
Quello scricchiolo arrivato a Capodichino quasi in fin di vita è, ora, un ometto felice di 10 anni. Nei cinque anni che è stato con noi ha frequentato regolarmente le scuole elementari, è stato iscritto alla scuola calcio, dove, pur non essendo un campione di stile, era apprezzato per la sua determinazione e per il suo coraggio nell’affrontare avversari anche più grandi di lui.
Anche Rith Mariam ha frequentato l’asilo statale, lei Asghedù e Saad in questo periodo si sono perfettamente integrati nella vita sociale del nostro luogo di residenza: hanno intessuto rapporti, creato amicizie, hanno vissuto appieno la nostra comunità.
Alla felicità di Saad e Rith Mariam, in questi anni spesso facevano da contraltare gli occhi pieni di lacrime di Asghedù che sempre più spesso pensava agli altri 4 figli che aveva lasciato in Eritrea per poter dare a Saad la possibilità di essere curato.
Ora Asghedù potrà riabbracciare i suoi figli e il marito, Rith Mariam potrà conoscere i suoi fratelli, le sue sorelle, suo padre. Saad che ne ha solo un ricordo flebile, potrà riconoscere nei loro volti, i volti che ha lasciato.
Finito il nostro dovere, noi, con le lacrime agli occhi e con il cuore in ombra, li abbiamo lasciati andare. Era giusto così, doveva essere così.
Per loro è iniziato un viaggio controcorrente, fatto per essere una famiglia: Una moglie, un marito e sei figli.
Come Associazione Mariam Fraternità– ONLUS da questo mese dichiariamo chiuso il Progetto Saad.
Per il Presidente, per i soci e per tutti noi collaboratori dell’Associazione Saad, Asghedù e Rith Mariam resteranno sempre nei nostri cuori. Sperando un giorno di rivederli, non possiamo che fare loro un in bocca al lupo per ciò che li aspetta. Ad maiora.


