D.: Come Associazione si lavora esclusivamente per la missione delle Suore del Buon Samaritano ad Asmara, questo cosa comporta?
R.: Molte cose, molte responsabilità. Noi sappiamo che ogni mese circa 1.500 persone contano su di noi, queste persone, attraverso i rapporti quotidiani con le suore, le conosciamo quasi tutte. Sappiamo i problemi di ogni famiglia che aiutiamo, sappiamo le loro speranze, i loro sogni, questo comporta molti problemi, il nostro non è mai stato un aiuto “passivo” e più il tempo passa, più la dinamica del nostro lavoro, il modus operandi di esso cambia.
D.: Può spiegarsi meglio?
R.: Fino a qualche anno fa, il nostro aiuto era diretto esclusivamente ad aiutare famiglie eritree in Eritrea, per noi era un apporto sicuro dato a famiglie, ragazzi e anziani poveri. Ci preoccupavamo di risolvere, oltre ai problemi di nutrizione, problemi di educazione spirituale, e non, dei ragazzi di strada, dei bambini presenti nelle case-famiglia, delle donne malate di HIV. Ci preoccupavamo degli asili ad Himberty e Mai Edaga, della costruzione di pozzi, di inserire nel mondo del lavoro quante più persone possibili in Asmara e in Eritrea. Negli ultimi anni la Storia con la “S” maiuscola, sta costringendo il nostro lavoro quotidiano a subire mutamenti, molti giovani scappano dal loro Paese d’origine, sbarcano in Italia e ci contattano per essere aiutati, conoscendo il nostro lavoro in Eritrea. Per questo non siamo attrezzati, spesso siamo inermi.
D.: Perché?
R.: Il problema dei migranti è un problema che non può risolvere una piccola associazione come la nostra, è un problema politico. D’altronde, come abbiamo spesso segnalato da questo notiziario mensile, forse prevedendo quello che sarebbe avvenuto, i “viaggi della speranza” , gli sbarchi sulle nostre coste, sono un problema che riguarda l’Unione Europea, 100mila migranti l’anno che sbarcano su una piccola isola come Lampedusa sono un problema enorme, se gli stessi 100mila sbarcano di anno in anno in Europa, potrebbero diventare una risorsa, fermo restando che l’ideale sarebbe risolvere il problema creando opportunità di crescita e garanzia di diritti e doveri nei Paesi di provenienza. Questi sono argomenti politici e noi non facciamo politica. A chi ci contatta diamo solo informazioni generali, ma non siamo organizzati per predisporre piani di accoglienza; anche se le richieste spesso sono assillanti. E’ sempre difficile dire dei No, ma, in questo caso, siamo costretti a farlo. Non possiamo andare contro legge.
D.: In tutti questi anni di lavoro cosa l’ha colpita di più?
R.: Per mia natura sono portata a dare per scontate le cose semplici, belle e piene di tenerezza che accadono quando aiuti le persone che hanno bisogno. Spesso non si dimenticano le cose brutte. Per la nostra educazione cattolica crediamo che quando si aiutano le persone povere, esse abbiano un dovere di testimonianza, questo non sempre accade, le persone aiutate rivendicano, di fatto, di voler essere se stesse: ti sono riconoscenti, ma, se riescono ad emanciparsi dalla povertà, non ti aiutano ad aiutare altri che stavano nella loro stessa condizione. Forse è giusto così, in fondo la nostra lotta alla povertà è anche una lotta per la libertà, per la realizzazione personale di individui. Per quanto riguarda le cose belle vorrei ricordare l’esperienza fatta in Italia con Saron, una ragazzina della casa-famiglia di Maitemenai venuta in Italia per curare una grave forma di TBC. Ora dopo più di un anno che è tornata in Eritrea, possiamo dire che finalmente è guarita. Tutti in Associazione abbiamo fatto e facciamo il tifo per lei, il suo sorriso, pur nelle sofferenze, è stato davvero contagioso.
D.: Se la definissimo il motore dell’Associazione Mariam Frternità- ONLUS, si riconoscerebbe in questa definizione?
R.: No, il vero motore di tutto ciò che facciamo è e resta Suor Pina Tulino, senza la sua Opera e senza la sua determinazione, noi non esisteremmo.
D.: Un’ultima domanda: come si prospetta il futuro?
R.: Difficile, come sempre. Al di là della crisi, che rende molto difficile trovare aiuti perché le persone non hanno più disponibilità per così dire “superflue”, chi, come noi, decide di aiutare i poveri più poveri del mondo sa bene che questo è un lavoro senza fine perché i poveri più poveri sono molti di più di quanto ci si immagina e le risorse a disposizione che si hanno non sono certo quelle di Bill Gates, però una buona notizia c’è: stiamo realizzando collaborazioni con Associazioni europee, quest’anno stiamo realizzando un progetto per tutte le nostre case-famiglia ad Asmara grazie all’Associazione francese AmadeQuesto ci fa bene sperare nel futuro e in prossime collaborazioni internazionali.
Buon Lavoro
Grazie, l’augurio vale per tutti noi, anche per i nostri lettori, la nostra Opera è la loro Opera.
.
(Foto: in Eritrea con un anziana)