Il dolore e i sorrisi

Ogni collaboratore dell’Associazione Mariam Fraternità- ONLUS è andato in Eritrea per conoscere con mano la situazione, per capire qual era il lavoro della Congregazione delle Suore del Buon Samaritano, per conoscere di persona le persone che si aiutano, i progetti che si realizzano. Ogni volta, cerchiamo di mantenere la cronaca dell’esperienze fatte. Quella che riportiamo è la testimonianza di Anastasia, la tuttofare della nostra Associazione. L’esperienza è del 2010, ma riteniamo sia una testimonianza che conserva il suo valore nonostante i 5 anni passati e nonostante che la situazione in Eritrea sia ancora ulteriormente peggiorata.

E’ dal 2001 che manco dall’Eritrea. Mi ha sempre sorpreso la capacità della nostra memoria nel selezionare i ricordi. Certo ricordavo la grande povertà di questo popolo, ricordavo i poveri che tutti i giorni venivano a bussare alla porta delle Suore del Buon Samaritano per chiedere qualcosa, anche solo un pezzo di pane. La mia mente, però, aveva registrato questa miseria come un sottofondo dal quale , in primo piano, compariva una terra bellissima, con bambini che ti sorridevano e la gente che ti invitava ad entrare nelle case dividendo con te quel poco che aveva.

L’Eritrea che ho ritrovato, quella che mi è letteralmente “scoppiata” in faccia già al mio arrivo all’aeroporto di Asmara è un’Eritrea profondamente cambiata. Ho trovato gente sospettosa, impaurita, schiacciata da qualcosa che loro stessi avevano contribuito a creare e poi rivoltatasi contro, sfuggita al loro controllo:un governo che genera paura, sottomissione e ancora più povertà tra la sua gente. Mi hanno controllato i documenti non so quante volte, hanno aperto le mie valigie ferma in quella bolgia per più di due ore, e in tutta quella confusione, ricordo uomini che cercano e qualche volta trovano un po’ di denaro che i loro fratelli immigrati avevano messo insieme per i loro parenti. Cumuli di povere cose sui banconi di alluminio, e mani che frugano, cercano ,violano. Dove era finita quella gente così cordiale, la gente che ti accoglieva a braccia aperte? E in un attimo ho avuto la netta sensazione che non erano i miei ricordi a tradirmi, ma qualcosa era inesorabilmente cambiato in questa terra e nei suoi figli. Volevo andare via, è la prima reazione che ho avuto. Poi l’inatteso: dopo qualche giorno ,un paio forse, sono andata  per le strade e ho ritrovato loro : i bambini. I piccini che ti chiamano, ti sorridono, ti “coccolano” anche solo con lo sguardo. I bambini della mia memoria, la mia Eritrea. Da qui è iniziato il mio viaggio, i miei ricordi si sono fusi con la realtà che stavo vivendo. La vita di queste persone è diventata ancora più dura. Molti, moltissimi a chiedere l’elemosina in strada, anche se il governo lo vieta. La fila fuori casa delle suore del Buon Samaritano è aumentata. Suor Pina mi diceva che  tutti  i primi martedì del mese bussano alla sua porta i “casi speciali”, come li chiama lei,: gente poverissima che non è inserita nel programma delle adozioni a distanza a cui le suore danno un piccolo sussidio che permette loro di andare avanti. Ma i più colpiti e anche i più indifesi in questa triste situazione sono sempre i bambini. Sono aumentati i casi di AIDS tra i più piccoli. Ho conosciuto bambini di quattro anni malati con i genitori morti e praticamente soli al mondo. Come può un bambino così piccolo sopravvivere a una tragedia così grande e portare sulle spalle un così grande dolore? Le suore fanno un lavoro meraviglioso , li curano, li sfamano e soprattutto li amano.

I loro occhi e i loro abbracci sono quello che mi porterò a casa da questo viaggio, quello che sarà difficile dimenticare.

 DSC00086

(Foto fatte da Anastasia in Eritrea- Archivio Associazione Mariam Fraternità-ONLUS)