E se imparassimo un nuovo modo di usare il tempo?

Nelle nostre giornate il tempo viene rincorso, sembra che noi occidentali anche quando non abbiamo granché da fare siamo angosciati dal riempire il tempo in maniera proficua, redditizia. Non sappiamo stare senza far niente e anche quando passiamo le nostre vacanze sembriamo animali irrequieti che vanno sempre di corsa. Il “fare qualcosa” sembra essere diventato l’elemento culturale che ci contraddistingue. Per di più negli ultimissimi anni gran parte di noi occidentali ha una second life virtuale, un’esistenza fatta di connessioni, di rete: non siamo se non siamo in rete.  Una vita diversa ci sembra incredibile, non riusciamo ad immaginarla. Nella cultura eritrea, forse in tutte quelle culture che non abbiano nel profitto il suo ultimo fine, l’uso del tempo è forse l’aspetto più affascinante. In città come Asmara la vita è molto simile alla nostra di qualche decennio fa: non tutti hanno la televisione, ma non si può dire che non ci siano; non tutti hanno internet, ma non si può dire che non si sappia cosa sia. Ad Asmara vi sono pochi internet point molto frequentati dai giovani. Ma è appena si esce dalla città, dalla capitale, che tutto cambia in maniera repentina. Nei villaggi tutto vive in maniera ipo-tecnologica, la vita dell’uomo sembra appartenere esclusivamente all’uomo e alle sue conoscenza individuali e dirette:ci si incontra, ci si sta insieme, si condividono momenti felici e momenti dolorosi di una comunità. Ognuno è importante per l’altro, c’è una solidarietà fra tutti, non scritta, basata sulla frequentazione giornaliera. Non c’è televisione, non c’è internet, si passa il tempo parlando, discutendo, vivendo insieme. Per la vita delle persone questi sono i momenti in cui ci si dimentica dei problemi, della povertà, della miseria che circonda tutti. Non c’è un domani cui pensare, c’è solo il presente da vivere. Il vivere insieme diventa il loro valore distintivo. Valore che noi occidentali forse dovremmo re-imparare. A volte pensiamo di vivere nel migliore dei mondi possibile, perché nonostante la crisi economica che ci attanaglia, riusciamo ad avere un tenore di vita medio-alto. Abbiamo una società organizzata che offre al singolo individuo maggiori possibilità rispetto ad altri angoli del mondo, abbiamo una democrazia, che nonostante i suoi problemi endemici, riesce a garantire e a rappresentare le istanze di quasi tutte le classi sociali, anche le più deboli. Troppo spesso, però, dimentichiamo di essere individui e sembriamo un unico corpo che si muove con una testa unica. Così facendo riempiamo i centri commerciali a discapito delle nostre bellissime piazze, seguiamo le mode e diamo più valore del necessario a cose futili; usiamo come modello di vita personaggi televisivi che nulla hanno a che fare con principi di meritocrazia e di valore. Siamo davvero la migliore società possibile? Non sarebbe il caso di rivedere i nostri modelli di vita avendo come punto di riferimento quelle società che non abbiano il profitto come unica spinta sociale?

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Foto Archivio Associazione Mariam Fraternità- ONLUS